La misteriosa Sindone di Torino
L'INTERVISTA DEL 21 SETTEMBRE 2002
Come s'era scritto nella pagina
precedente, fra il 20 giugno e il 23 luglio 2002, nella sacrestia nuova del Duomo, Mechthild Flury Lemberg, direttrice emerita della scuola di restauro del Museo Abegg di Berna,
coadiuvata dalla restauratrice Irene Tomedi, aveva scucito dal retro della Sindone il telo d´Olanda
applicato nel 1534, dopo l´incendio del 1532, dalle suore clarisse di Chambery, e
l'aveva sostituito con un altro; inoltre, aveva rimosso le toppe applicate in
quel tempo dalle medesime suore. Ne erano derivate polemiche.
Ecco finalmente in merito, 21 settembre 2002, l'intervista promessa
dalla Curia, tenuta nell'aula magna del Seminario Metropolitano di via XX
Settembre sotto la direzione dell'arcivescovo di Torino cardinal Severino Poletto, custode del Lenzuolo,
ed ecco con l'intervista, la possibilità per il cardinale custode e i suoi
collaboratori di fornire spiegazioni dopo le polemiche.
Riportiamo alcuni brani della premessa, svolta dall'arcivescovo: "Quanto è stato fatto ha avuto l´assenso della Santa Sede e l´accordo della Commissione Diocesana Sindone al completo, compreso il professor Baima Bollone. La Sindone non è mai stata esposta a pericoli e il lavoro non è stato compiuto all´insaputa della comunità scientifica". -
"Intorno alla Sindone non vorrei che si creassero gruppi e corporazioni che vogliono far credere che a Torino siamo inesperti. Se vogliamo bene a questo
segno dell´amore e del sacrificio di Gesú, non suscitiamo battaglie".
Il professor Piero Savarino ha precisato, a proposito degli interventi compiuti:
"L´immaginazione non era arrivata a prevedere la situazione reale". Negli interstizi tra le toppe e il Lenzuolo s'erano accumulati detriti e una non indifferente quantità di polvere
di carbonio molto fine, derivante da tessuto carbonizzato. "L´intervento è stato mirato a migliorare le condizioni di conservazione, asportando le parti inquinanti sui bordi delle bruciature, evitando ovviamente di danneggiare la Sindone. Le parti asportate sono state raccolte, catalogate e consegnate al
custode pontificio. Sono anche state effettuate osservazioni e misure sulla parte posteriore, difficilmente eseguibili in tempi successivi. Le rilevazioni sono state possibili utilizzando uno strumento appositamente costruito".
Monsignor Giuseppe Ghiberti, vicepresidente della Commissione Diocesana Sindone, ha evidenziato che
"l´osservazione più preoccupante riguardava la presenza delle pieghe sulla figura sindonica, specialmente sul volto: sempre più numerose e aggressive".
Il restauro ha dunque eliminato i suddetti pericoli.
S'è saputo che in occasione dei lavori è stata realizzata la scansione digitale delle due facce della Sindone: assai importante,
ne è venuta la definitiva conferma che sul retro del Lino è visibile solo il sangue trapassato, mentre non c´è alcuna traccia dell'immagine
dell'Uomo.
Nell'intervista s'è ribadito, come già era stato annunciato in agosto, che sono state eseguite nuove fotografie.
Ecco alcune immagini dal quotidiano torinese La Stampa del 22 settembre 2002
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© Guido Pagliarino