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RECENSIONE DI LORENZO PELLEGRINI AL ROMANZO DI GUIDO PAGLIARINO  "LE INDAGINI DI GIOVANNI MARCO CITTADINO ROMANO", PROSPETTIVA EDITRICE

Le indagini di Giovanni Marco cittadino romano

Recensione a cura di Lorenzo Pellegrini

«Erano ormai passati diciasset-
te anni dalla morte del padre di
Marco e quindici dalla nascita
della Chiesa, e all'imperatore
Tiberio erano succeduti sul trono
di Roma l'ancor più turpe Cali-
gola e quindi suo zio Claudio».
Conosciamo Giovanni Marco
per averlo incontrato negli Atti degli Apostoli; è lo
stesso Marco autore dell'omonimo Vangelo. Ed è
la stessa persona alla quale Guido Pagliarino as-
segna il ruolo di protagonista, proiettandoci in un
tempo lontano. A quell'epoca Perge era un'impor-
tante e antica citta, dotata di un fiume navigabile e
di un vivace porto; quando San Paolo iniziò i suoi
viaggi, predicò il primo sermone proprio qui, nella
basilica romana dove era giunto da Pafo (Cipro)
insieme a Barnaba, il suo primo compagno di apo-
stolato e a Marco, cugino di Barnaba. È il Marco
autore del primo Vangelo conosciuto nella Storia,
redatto, secondo molti studiosi, in lingua greca,
poco prima della rovina di Gerusalemme avvenu-
ta nel 70 d.C. e sicuramente noto agli autori degli
altri dueVangeli sinottici, Matteo e Luca. Nel romanzo, coesistono fatti e personaggi in
grande parte già noti, e vi ritroviamo agevolmen-
te numerose problematiche teologiche: 1'esigenza,
nella primitiva comunita cristiana, di far conoscere
la figura di Cristo, le sue parole e le sue opere, il
rapporto tra ebrei e cristiani, la missione di evange-
lizzazione e gli atteggiamenti verso i pagani, verso
la legge giudaica e verso 1'autorita romana. Alcu-
ni di questi temi, diventano tuttavia strategici, pur
nel rigore filologico imposto dall’Autore, come ad
esempio 1'episodio delle tenebre che si abbattono
sugli occhi del mago Elimas. Nella trama tessuta con questi elementi - perso-
naggi, ambiente, linguaggio ed eventi - riportati dal
Nuovo Testamento, lo Scrittore inserisce un enig-
ma criminoso. Nel senso che c'e un omicidio, c'e
qualcuno che lo ha commesso e qualcun altro che
cerca di scoprirlo, nel rispetto dei canoni del ro-
manzo di genere: una struttura chiusa e uno sche-
ma rigido, dove 1'omicidio segna il punto d'origi-
ne ma anche la conclusione della storia.
Muoversi
entro tali coordinate non è agevole, e sbaglia chi ritiene il romanzo "giallo"
portatore di minore dignità
letteraria. Pagliarino conosce be-
nissimo il mondo entro il
quale fa vivere i suoi perso-
naggi, e ne è testimone 1'at-
tenzione con la quale cura
i dettagli. Il linguaggio, in
particolare, è simile a quello cui siamo abituati leg-
gendo le odierne traduzioni delle Scritture. Le paro-
le che fa dire a Marco, mentre da una parte lasciano
emergere la fede incrollabile del personaggio, dall'al-
tra consentono di percepire 1'affiorare dell’aspetto
più umano, del sentimento di amicizia con 1'ufficiale
romano, collocando in modo esemplare la storia al-
1'interno di una realtà "gia vista". «Il centurione non
aveva raccolto neppure questa volta le parole di Marco,
ciascuno dei due sarebbe rimasto sul proprio sentire