Vai alla presentazione delle diverse edizioni di quest'opera         Vai alla pagina con l'elenco degli e-book di Guido Pagliarino          Vai alla pagina Libri Cartacei di Guido Pagliarino editi dopo l'anno 2001

RECENSIONE DI DANIELA MONREALE, NELLA RIVISTA "LA NUOVA TRIBUNA LETTERARIA N. 98 ANNO 20  2010, DEL LIBRO DI NARRATIVA DI GUIDO PAGLIARINO "iL MOSTRO A TRE BRACCIA E i SATANASSI DI TORINO, 0111 EDIZIONI

Copertina della rivista

 IL MOSTRO A TRE BRACCIA e I SATANASSI DI TORINO

0111 Edizioni, Trevisago (VA), 2009

Guido Pagliarino, scrittore di narrativa, poesia e saggistica (molti i saggi dedicati alla storia del cristianesimo) scrive romanzi e racconti gialli per lettori «che non hanno gusti alla paprika e non disdegnano quei gialli e polizieschi che, pur se posti sul piano del divertimento, si possono definire umanistici», come puntualizza nella prefazione a questo libro. Sottoscrivo in pieno questa dichiarazione programmatica: la ricerca dell'effetto e della reazione raccapricciata, tipica di certa letteratura noir, sa il più delle volte di ammiccamento ruffiano al lettore, alla sua voglia di emozioni forti. Questa declinazione
"adrenalinica" del giallo può però andare a discapito della bontà della materia narrativa, la quale risulta troppo spesso sacrificata alla confezione "visiva" del racconto (certe volte fino a una deriva "splatter"), che mortifica così l'intrinseco valore dell'intreccio. Pagliarino invece, in questi due racconti gialli, persegue la via della sobrietà narrativa, che non significa né banalità né mancanza di brivido; sa creare
suspence già solo nella torsione degli interrogatori e nell'enigma psicologico dei personaggi, che sono gli ingredienti principali di questi due "cast" affrontati dal commissario Vittorio D'Aiazzo e dal vice brigadiere Ranieri Vel1i, in una Torino degli anni a cavallo tra il 1950 e il 1960. II primo caso, Il mostro a tre braccia, è incen-trato su un delitto perpetrato in un negozio di antiquariato; il secondo, I satanassi di Torino, affronta, in uno sviluppo dialogico (a detta dell'autore) tutto "pirandelliano", una storia di sette sataniche. Il tutto con uno stile pulito e riconoscibile, attento alla psicologia dei personaggi, all'ambiente (molti i riferi menti alla vita quotidiana di quegli anni) e venato di un tocco umoristico - presente soprattutto nelle due figure di
D'Aiazzo e di Velli - che fa da buon controcanto alia tensione narrativa. La grande protagonista è dunque l'indagine, nel suo classico evolversi tra indizi e interrogatori, seguendo sospetti e intuizioni, senza indulgere a coloriture e forzature emotive, ma seguendo un percorso di limpida fedeltà descrittiva. Aggiungici una scrittura gradevole e un po' di "sale" ironico - al posto della piccante "paprika" dei gialli ad effetto - e ne viene fuori una lettura davvero piacevole e consigliata a tutti.

Daniela Monreale

LA NUOVA TRIBUNA LETTERARIA 98