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© 1993 Guido Pagliarino

CANE FANTASMA

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È gradito ma non è obbligatorio un parere scrivendomi a pagliarino1 CHIOCCIOLA interfree.it 

LEGGI UN BRANO DEL RACCONTO

[...] Mentre io abitavo ancora coi genitori nonostante i miei trent’anni compiuti, fin dai tempi dell'università Girolamo, non essendo di Torino, era vissuto solo, in un bilocale in affitto in attesa d'accumulare il bastante per acquistarsi un appartamentino: "Dovrà essere ottimo e solitario!" esclamava: diversamente da me, non aveva alcuna intenzione di fondare famiglia e coccolava l'idea di restarsene per sempre "scapolone e amatore libero, splendido ed egotista". A rigore però, non viveva proprio da solo: gli faceva compagnia Baò, un cane su cui riversava affetto. Era uno di quei braccoidi di pelo nero con pettorina bianca, non molto grandi ma muscolosi, che si possono vedere al séguito di cacciatori di palude, cani che non sono catalogati di alcuna razza, pur se piuttosto omogenei nelle caratteristiche e apprezzatissimi da chi li conosca perché ottimi nuotatori e, dicono quegli esperti, anche meravigliose bestie da trifole; ma al mio amico i tartufi ripugnavano e la caccia era del tutto estranea al suo carattere. Si teneva dunque quell’animale per pura e semplice affezione. L'aveva salvato anni prima, poco più che cucciolo, da quasi certa morte per fame e sete, avendolo rinvenuto accasciato, muso e pancia a terra e zampe larghe, senza più forze, innanzi al portone di casa. Impietosito da quella posa e dallo sguardo che la bestiola gli aveva indirizzato, uno sguardo, m'aveva poi detto, "d'assoluta bontà e innocenza", l'aveva condotta su e rifocillata con l'unico cibo che avesse in quel momento in dispensa, l'etto di prosciutto e le due pagnotte che avrebbero dovuto servirgli per la cena, ricevendone poi tali manifestazioni di riconoscenza da non riuscire più a buttarla fuori. [...]