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RECENSIONE DI ENRICO LEONARDI AL ROMANZO DI GUIDO PAGLIARINO

"LE IMMORTALITÀ"

sulla rivista quadrimestrale Future Shock, 2° trimestre. giugno 2017

GUIDO PAGLIARINO, Le immortalità, Tektime 2017, libro cartaceo € 11,90 ed e-book € 3,99

Recensione

"La fantascienza cresce sulla fantascienza", si diceva una volta. Dal film Zardoz a Diaspar di A. Clarke di Diaspar (La città e le stelle), da Ph. J. Farmer (Il fiume della vita) a R. Heinlein (Lazarus Long l’immortale), gli immortali sono spesso stati oggetto dell’attenzione dei narratori di fantascienza. Guido Pagliarino, autore ben noto ai lettori di "Future Shock", laureato in Economia ma curioso indagatore soprattutto in campo storico e teologico, ha imparato bene la lezione. Prolifico scrittore di saggi – basti citare qui La vita eterna, saggio sull'immortalità tra Dio e l'uomo (Premio Città di Torino 2003), Gesù, nato nel 6 a.C. crocifisso nel 30: un approccio storico al Cristianesimo (Segnalazione di merito per la saggistica al "Premio per la Pace 2004" del Centro Studi Cultura e Società), Cristianesimo e Gnosticismo: 2000 anni di sfida (Secondo premio per la saggistica al concorso "Città di Salò 2005") – e di romanzi, tra cui: Il giudice e le streghe (2006), Il mostro a tre braccia e i satanassi di Torino (2009), fine recensore di narrativa fantascientifica, poeta, Pagliarino si è dedicato lui pure da alcuni anni al filone della science fiction.

Dopo il romanzo Svolte nel tempo (2011), e i racconti di Universi mondi (2017), ecco ora questo Le immortalità (2017). Più che di un romanzo, si tratta di una serie di episodi – una sorta di storia futura, già presente in parte nella Bibliografia dell’Autore sotto forma di racconti con la denominazione di Futuro remoto – legati insieme dall’intrecciarsi dei protagonisti, dal convergere delle trame, ma soprattutto da una comune visione del mondo e della storia.

La vicenda prende inizio da una scoperta a lungo agognata. Siamo nel 2117; in un laboratorio biologico un esperimento sui moscerini della frutta, le drosofile, porta alla elaborazione del "siero dell’immortalità". Le conseguenze sono quelle prevedibili in un caso come questo: pochi fortunati miliardari riescono ad accaparrarsi il costosissimo siero, scoprendo altresì di diventare non solo immortali, ma anche invulnerabili (questo fa sospettare un intervento divino – non tanto un castigo, quanto un richiamo educativo – nella questione). Gli eterni sono oggetto dell’invidia generale (a parte l’indifferenza degli ultimi veri credenti, in attesa di ben altra immortalità), finché gravi incidenti convincono le Autorità a segregare gli immortali sull’isola di Rapa Nui nel cuore dell’Oceano Pacifico. E qui di loro (un migliaio o poco più, impossibilitati a generare) si perdono temporaneamente le tracce. Non senza che sia stata registrata, da parte dell’Autore, la condizione di noia esistenziale che attanaglia gli eterni, alle prese con una insopportabile dilatazione del proprio tempo-vita.

A questo punto, con un balzo di alcuni secoli nel futuro, Pagliarino ci prospetta una invasione aliena: i Larkuani, captati alcuni segnali ultrafotonici spediti dall’astrofisico Otto Bauer nel cosmo alla ricerca di intelligenze extraterrestri, con le loro navi ultraluce individuano e soggiogano la Terra con le sue colonie. La pesante dominazione larkuana vedrà tornare in campo gli immortali, camuffati da divinità inattaccabili e quindi decisivi nella soluzione del problema. Si dipana da qui in poi una corale vicenda cosmica che, proiettandosi di secolo in secolo e di galassia in galassia, intreccia altre storie e prospetta altre problematiche. Facciamo così la conoscenza della McEntire Corporation col suo presidente Alfred McEntire, che intende tranquillamente sostituirsi a Dio, e mette in atto la manipolazione mentale dei cittadini e la distruzione della famiglia; di Eva Trompò dirigente del pianeta Affari, di Maximiliam "Spartaco" Neto III, capo dei ribelli antisistema, organizzatore del pianeta Ideale (una sorta di utopia). Ma soprattutto del sacerdote don Giuseppe Nono, che scopre di essere un androide biologico, e quindi deve affrontare questa sua situazione particolare cercando di comprenderne il senso (è l’ultima parte del romanzo).

Si potrebbe parlare de Le immortalità come di una sorta di space-opera, ed infatti ritroviamo qui gran parte del repertorio della narrativa di SF avventurosa: invasioni aliene, battaglie galattiche, E.T. telepatici, ribelli utopici e dittatori distopici. In realtà la cifra narrativa più congeniale a Pagliarino è il racconto, e lo si percepisce dalla natura rapsodica del testo, non organizzato come un romanzo tradizionale. Ma questo consente allo scrittore di inserire nelle storie questioni che gli stanno a cuore e persino disquisizioni teologiche di alto livello, che ben danno conto della sua vasta e solida cultura. Ateismo e fede, anima e psiche, immortalità, natura degli ipotetici alieni e degli umani artificiali: Pagliarino utilizza le vaste possibilità della SF come narrativa di idee, aperta alle problematiche che più urgono nell’esperienza umana. Del resto lo aveva già annunciato lo stesso scrittore in una sorta di "manifesto programmatico" nella prefazione al proprio romanzo Svolte nel tempo:

"La pura fantascienza [è] sicuramente concreta anche se proietta le sue storie nel futuro, perché parla dei sempiterni dilemmi della Storia dell’uomo e degli spinosi nuovi problemi conseguenti allo sviluppo scientifico, come ad esempio se "staccare o no la spina" a chi sia, o comunque appaia, in coma irreversibile: in altri termini, nei suoi luoghi migliori la fantascienza tratta di scienze fisiche e umane, di filosofia e anche di teologia, esprimendo opere ricche d’umanesimo scientifico, anche se va da sé che, come nella letteratura universale ci sono storie valenti e godibili, altre di puro intrattenimento, ben scritte, e infine lavori mal fatti, così è per la letteratura fantascientifica. Tra le varie funzioni della buona fantascienza, che qualcuno ha definito fantascienza umanistica, spiccano tanto il far comprendere che non si devono temere la scienza e la tecnica se abbiano come misura l’essere umano, quanto il mettere in guardia il lettore da certa ricerca scientifica nemica della persona".

Enrico Leonardi